XLI Stagione internazionale di concerti sugli organi storici: bilancio e prospettive
La XLI Stagione Internazionale di concerti sugli organi storici, insignita nel 2013 della medaglia del presidente della repubblica e nel 2015 e nel 2017 del prestigioso “effe label”, bollino che la Comunità Europea conferisce ai Festival di qualità, come pure recentemente del Patrocinio dell’ Unesco, fu ideata nel lontano 1978 nelle sedi artisticamente più rappresentative della provincia di Alessandria perché gli strumenti antichi presenti sul territorio non erano affatto conosciuti, nemmeno dagli appassionati di musica, e grazie alla cultura limitata di allora, soprattutto negli ambienti accademici, non si pensava assolutamente che fossero in grado di essere impiegati per concerti.
La felice intuizione di partenza, ovvero programmare gli appuntamenti in luoghi di sicuro valore artistico, principalmente in chiese facenti parte del patrimonio tutelato dalla Sovraintendenza ai BB.SS. E AA. del Piemonte, meglio se collocate in località di ulteriore richiamo turistico e “gastronomico”, si rivelò fin da subito vincente tant’è che oggi, dopo trentanove anni di attività, è ancora il principale motivo conduttore della nostra manifestazione.
La valorizzazione di chiese, oratori e complessi monumentali della provincia di Alessandria, a volte famosi (l’ Abbazia di S. Croce a Bosco Marengo, la Collegiata di S. Pietro a Castelnuovo Scrivia, l’Oratorio della Maddalena a Novi Ligure famoso per il gruppo ligneo dell’ altare maggiore), a volte molto meno conosciuti (le Parrocchiali di Lerma e di Trisobbio, il complesso Castello-Oratorio di Torre Ratti, l’Oratorio di S. Antonio a Viguzzolo), che non di rado conservano anche un organo, da un lato ha contribuito ad avvicinare alla musica un pubblico non specialistico, dall’ altro ha fatto conoscere a molti spettatori abituali alcuni autentici gioielli artistici, che magari non avevano mai visitato.
Rispetto ai soli cinque appuntamenti della prima edizione la Stagione è oggi enormemente cresciuta, grazie innanzitutto al progresso della cultura organaria ed organistica. La scarsa considerazione riservata al patrimonio organario storico è stata abbondantemente rivista, tanto che oggi si fa a gara nell’impiegare e nel suonare strumenti quanto più antichi possibile, però abbiamo modo di constatare che alcuni appassionati di arte e di musica ancor oggi ritengono che il valore di un organo si misuri solo in termini quantitativi (numero delle tastiere, dei registri o di congegni elettrici) mentre questo non è affatto vero: per quanto bello ed ampio possa essere uno strumento moderno il suo suono di solito non è comparabile con quello di uno antico.
Determinante è stata poi la crescita dei restauri del patrimonio monumentale: a fronte dei cinque strumenti del 1978 le operazioni di ripristino si sono allargate a macchia d’olio, anche sull’onda della novità di usare sedi inconsuete. Di fatto si è creata un’importante sinergia con le Sovraintendenze alle BB.SS e AA., in quanto da sempre noi cerchiamo di “premiare” quelle Comunità che hanno voluto provvedere al restauro di uno strumento storico, stimolando, come abbiamo potuto constatare, l’emulazione di paesi vicini che a loro volta mettono mano al loro antico strumento salvandolo dal degrado e restituendolo all’uso liturgico.
Altre durature sinergie si sono create con Enti territoriali fra i quali la Regione, la Provincia di Alessandria, i Comuni ospitanti e le Parrocchie coinvolte, con altre Associazioni fra cui in modo speciale l’Associazione Paolo Perduca ed il Conservatorio “A. Vivaldi”.
“La lunghissima tradizione (ben trentanove anni di attività ), l’alta qualità degli artisti invitati (basti citare fra i tanti Luigi Ferdinando Tagliavini e Gustav Leonhardt), la scelta di strumenti irreprensibilmente restaurati, spesso collocati in sedi di grande interesse storico ed artistico, non di rado oggetto di intervento finanziario della Compagnia, hanno creato affezione tra il pubblico, grazie anche all’aver saputo creare la consapevolezza, specialmente nei più piccoli paesi, di possedere un invidiabile bene culturale” – dichiara Letizia Romiti, Presidente dell’Associazione “Amici dell’Organo”, che ogni anno realizza una nuova Stagione internazionale, garantendone la validità delle proposte musicali e la manutenzione funzionale di questi organi preziosi e delicati, veri gioielli del nostro patrimonio artistico e culturale. “Tutti questi fattori ci consentono ancora oggi di programmare i concerti soprattutto in quelle località ove spesso la gente non ha i mezzi, l’opportunità e men che meno l’abitudine di recarsi nelle grandi città per seguire eventi artistici di buon livello.
Per i prossimi anni, siamo innanzitutto nelle mani delle Fondazioni che al momento ci sostengono. Senza un adeguato supporto finanziario non si possono mantenere gli standard consueti (artisti internazionali di prestigio, materiale a stampa quanto meno dignitoso ecc.) ed è già molto difficile attuare una programmazione senza la certezza di continuità dei più importanti contributi. Se la nuova emergenza legata al Covid ce lo consentirà il prossimo anno saranno reinvitati tutti gli artisti stranieri che erano già stati contattati per il 2020 e che poi per un motivo o per un altro hanno dovuto restare a casa. Speriamo anche di poter reimpiegare gruppi numerosi, e di dar luogo così anche a produzioni artistiche di un certo impegno come già successo per tutte le passate edizioni: concerti con orchestre, cori e gruppi da camera. In passato siamo riusciti ad allestire fra le altre cose perfino la Terza Sinfonia con Organo di Saint-Saens. Uno o due sogni nel cassetto ce li abbiamo…. si vedrà. L’interesse per il restauro dei nostri strumenti antichi non è scemato a causa del Covid, per cui ci aspettiamo di poter presentare nel 2021 due o tre restauri di spicco, fra i quali il ripristino di uno degli strumenti più antichi della provincia”.
Tra gli obiettivi principali dell’Associazione, un ruolo di primo piano dovrebbe rivestire il versante della didattica, con lezioni-concerto mirate a far toccare con mano agli spettatori come si usa uno strumento complesso com’è l’organo, sia antico che moderno, in modo che al momento del concerto il pubblico possa ascoltare i brani con la consapevolezza di quanto sta facendo l’esecutore di turno, creando quel senso di familiarità (più spesso fittizio che reale) che la gente prova ascoltando per esempio il pianoforte o la chitarra.